"IL LAVORATORE SABINO"
PREMIO CITTA' E PROVINCIA DI RIETI
Scultura del Maestro Bernardino Morsani

PREMIO

MOVIMENTO CRISTIANO LAVORATORI
RIETI

 

L'IDEA NASCE DALL'INSEGNAMENTO SOCIALE DI

GIOVANNI PAOLO II
DALLA LETTERA ENCICLICA SUL LAVORO UMANO
"LABOREM EXERCENS"
Il lavoro come partecipazione all’opera del Creatore

Come dice il Concilio Vaticano II, “per i credenti una cosa è certa: l’attività umana individuale e collettiva, ossia quell’ingente sforzo col quale gli uomini nel corso dei secoli cercano di migliorare le proprie condizioni di vita, considerato in se stesso, corrisponde al disegno di Dio. L’uomo infatti, creato a immagine di Dio, ha ricevuto il comando di sottomettere a sé la terra con tutto quanto essa contiene per governare il mondo nella giustizia e nella santità, e così pure di riportare a Dio se stesso e l’universo intero, riconoscendo in lui il Creatore di tutte le cose, in modo che, nella subordinazione di tutta la realtà all’uomo, sia glorificato il nome di Dio su tutta la terra”. Nella Parola della divina Rivelazione è iscritta molto profondamente questa verità fondamentale, che l’uomo, creato a immagine di Dio, mediante il suo lavoro partecipa all’opera del Creatore, ed a misura delle proprie possibilità, in un certo senso, continua a svilupparla e la completa, avanzando sempre più nella scoperta delle risorse e dei valori racchiusi in tutto quanto il creato. Questa verità noi troviamo già all’inizio stesso della Sacra Scrittura, nel Libro della Genesi, dove l’opera stessa della creazione è presentata nella forma di un “lavoro” compiuto da Dio durante i “sei giorni” per “riposare” il settimo giorno. D’altronde, ancora l’ultimo libro della Sacra Scrittura risuona con lo stesso accento di rispetto per l’opera che Dio ha compiuto mediante il suo “lavoro” creativo, quando proclama: “Grandi e mirabili sono le tue opere, o Signore Dio onnipotente”, analogamente al Libro della Genesi, il quale chiude la descrizione di ogni giorno della creazione con l’affermazione: “E Dio vide che era una cosa buona”.

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Questa descrizione della creazione, che troviamo già nel primo capitolo del Libro della Genesi è, al tempo stesso, in un certo senso il primo “Vangelo del lavoro”. Essa dimostra, infatti, in che cosa consista la sua dignità: insegna che l’uomo lavorando deve imitare Dio, suo Creatore, perché porta in sé - egli solo - il singolare elemento della somiglianza con lui. L’uomo deve imitare Dio sia lavorando come pure riposando, dato che Dio stesso ha voluto presentargli la propria opera creatrice sotto la forma del lavoro e del riposo. Quest’opera di Dio nel mondo continua sempre, così come attestano le parole di Cristo: “Il Padre mio opera sempre…”: opera con la forza creatrice, sostenendo nell’esistenza il mondo che ha chiamato all’essere dal nulla, e opera con la forza salvifica nei cuori degli uomini, che sin dall’inizio ha destinato al “riposo” in unione con se stesso, nella “casa del Padre”. Perciò, anche il lavoro umano non solo esige il riposo ogni “settimo giorno” ma per di più non può consistere nel solo esercizio delle forze umane nell’azione esteriore; esso deve lasciare uno spazio interiore, nel quale l’uomo, diventando sempre più ciò che per volontà di Dio deve essere, si prepara a quel “riposo” che il Signore riserva ai suoi servi ed amici. La coscienza che il lavoro umano sia una partecipazione all’opera di Dio, deve permeare - come insegna il Concilio - anche “le ordinarie attività quotidiane. Gli uomini e le donne, infatti, che per procurarsi il sostentamento per sé e per la famiglia, esercitano le proprie attività così da prestare anche conveniente servizio alla società, possono a buon diritto ritenere che col loro lavoro essi prolungano l’opera del Creatore, si rendono utili ai propri fratelli e danno un contributo personale alla realizzazione del piano provvidenziale di Dio nella storia”. Bisogna, dunque, che questa spiritualità cristiana del lavoro diventi patrimonio comune di tutti. Bisogna che, specialmente nell’epoca odierna, la spiritualità del lavoro dimostri quella maturità, che esigono le tensioni e le inquietudini delle menti e dei cuori: “I cristiani, dunque, non solo non pensano di contrapporre le conquiste dell’ingegno e della potenza dell’uomo alla potenza di Dio, quasi che la creatura razionale sia rivale del Creatore; ma, al contrario, essi piuttosto sono persuasi che le vittorie dell’umanità sono segno della grandezza di Dio e frutto del suo ineffabile disegno. E quanto più cresce la potenza degli uomini, tanto più si estende e si allarga la loro responsabilità individuale e collettiva... Il messaggio cristiano, lungi dal distogliere gli uomini dal compito di edificare il mondo, lungi dall’incitarli a disinteressarsi del bene dei propri simili, li impegna piuttosto a tutto ciò con un obbligo ancora più pressante”.

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La consapevolezza che mediante il lavoro l’uomo partecipa all’opera della creazione, costituisce il più profondo movente per intraprenderlo in vari settori: “I fedeli perciò - leggiamo nella Costituzione Lumen Gentium - devono riconoscere la natura intima di tutta la creazione, il suo valore e la sua ordinazione alla lode di Dio e aiutarsi a vicenda per una vita più santa anche con opere propriamente secolari, affinché il mondo sia imbevuto dello spirito di Cristo e raggiunga più efficacemente il suo fine nella giustizia, nella carità e nella pace... Con la loro competenza, quindi, nelle discipline profane e con la loro attività, elevata intrinsecamente dalla grazia di Cristo, contribuiscano validamente a che i beni creati, secondo la disposizione del Creatore e la luce del suo Verbo, siano fatti progredire dal lavoro umano, dalla tecnica e dalla civile cultura”.

Cristo, l’uomo del lavoro

Questa verità, secondo cui mediante il lavoro l’uomo partecipa all’opera di Dio stesso, suo Creatore, è stata in modo particolare messa in risalto da Gesù Cristo - quel Gesù del quale molti dei suoi primi uditori a Nazareth “rimanevano stupiti e dicevano: Donde gli vengono queste cose? E che sapienza è mai questa che gli è stata data?... Non è costui il carpentiere?”. Infatti, Gesù non solo proclamava, ma prima di tutto compiva con l’opera il “Vangelo” a lui affidato, la parola dell’eterna Sapienza. Perciò, questo era pure il “Vangelo del lavoro”, perché colui che lo proclamava, era egli stesso uomo del lavoro, del lavoro artigiano come Giuseppe di Nazareth. E anche se nelle sue parole non troviamo uno speciale comando di lavorare - piuttosto, una volta, il divieto di una eccessiva preoccupazione per il lavoro e l’esistenza -, però, al tempo stesso, l’eloquenza della vita di Cristo è inequivoca: egli appartiene al “mondo del lavoro”, ha per il lavoro umano riconoscimento e rispetto; si può dire di più: egli guarda con amore questo lavoro, le sue diverse manifestazioni, vedendo in ciascuna una linea particolare della somiglianza dell’uomo con Dio, Creatore e Padre. Non è lui a dire: “il Padre mio è il vignaiolo...”, trasferendo in vari modi nel suo insegnamento quella fondamentale verità sul lavoro, la quale si esprime già in tutta la tradizione dell’Antico Testamento, iniziando dal Libro della Genesi?

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Nei libri dell’Antico Testamento non mancano molteplici riferimenti al lavoro umano, alle singole professioni esercitate dall’uomo: così per esempio al medico, al farmacista, all’artigiano-artista, al fabbro - si potrebbero riferire queste parole al lavoro del siderurgico d’oggi -, al vasaio, all’agricoltore, allo studioso, al navigatore, all’edile, al musicista, al pastore, al pescatore. Sono conosciute le belle parole dedicate al lavoro delle donne. Gesù Cristo nelle sue parabole sul Regno di Dio si richiama costantemente al lavoro umano: al lavoro del pastore, dell’agricoltore, del medico, del seminatore, del padrone di casa, del servo, dell’amministratore, del pescatore, del mercante, dell’operaio. Parla pure dei diversi lavori delle donne. Presenta l’apostolato a somiglianza del lavoro manuale dei mietitori o dei pescatori. Inoltre, si riferisce anche al lavoro degli studiosi.

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Questo insegnamento di Cristo sul lavoro, basato sull’esempio della propria vita durante gli anni di Nazareth, trova un’eco particolarmente viva nell’insegnamento di Paolo Apostolo. Paolo si vantava di lavorare nel suo mestiere (probabilmente fabbricava tende) e grazie a ciò poteva pure come apostolo guadagnarsi da solo il pane, “Abbiamo lavorato con fatica e sforzo, notte e giorno, per non essere di peso ad alcuno di voi”. Di qui derivano le sue istruzioni sul tema del lavoro, che hanno carattere di esortazione e di comando: “A questi... ordiniamo, esortandoli nel Signore Gesù Cristo, di mangiare il proprio pane lavorando in pace”, così scrive ai Tessalonicesi. Infatti, rilevando che “alcuni” vivono disordinatamente, senza far nulla, l’Apostolo nello stesso contesto non esita a dire: “Chi non vuol lavorare, neppure mangi”. In un altro passo invece incoraggia: “Qualunque cosa facciate, fatela di cuore come per il Signore e non per gli uomini, sapendo che quale ricompensa riceverete dal Signore l’eredità”.

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Gli insegnamenti dell’Apostolo delle Genti hanno, come si vede, un’importanza-chiave per la morale e la spiritualità del lavoro umano. Essi sono un importante complemento a questo grande, anche se discreto, Vangelo del lavoro, che troviamo nella vita di Cristo e nelle sue parabole, in ciò che Gesù “fece e insegnò”.

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In base a queste luci emananti dalla Sorgente stessa, la Chiesa sempre ha proclamato ciò di cui troviamo l’espressione contemporanea nell’insegnamento del Vaticano Il: “L’attività umana, invero, come deriva dall’uomo, così è ordinata all’uomo. L’uomo, infatti, quando lavora, non soltanto modifica le cose e la società, ma perfeziona anche se stesso. Apprende molte cose, sviluppa le sue facoltà, è portato a uscire da sé e a superarsi. Tale sviluppo, se è ben compreso, vale più delle ricchezze esteriori che si possono accumulare... Pertanto, questa è la norma dell’attività umana: che secondo il disegno e la volontà di Dio essa corrisponda al vero bene dell’umanità e permetta all’uomo singolo o come membro della società di coltivare e di attuare la sua integrale vocazione”.

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Nel contesto di una tale visione dei lavori del lavoro umano, ossia di una tale spiritualità del lavoro, si spiega pienamente ciò che nello stesso punto della Costituzione pastorale del Concilio leggiamo sul tema del giusto significato del progresso: “L’uomo vale più per quello che è che per quello che ha. Parimenti tutto ciò che gli uomini fanno per conseguire una maggiore giustizia, una più estesa fraternità e un ordine più umano nei rapporti sociali, ha più valore dei progressi in campo tecnico. Questi, infatti, possono fornire, per così dire, la materia alla promozione umana, ma da soli non valgono in nessun modo ad effettuarla”.

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Tale dottrina sul problema del progresso e dello sviluppo - tema così dominante nella mentalità moderna - può essere intesa solamente come frutto di una provata spiritualità del lavoro umano, e solamente in base a una tale spiritualità essa può essere realizzata e messa in pratica. Questa è la dottrina, ed insieme il programma, che affonda le sue radici nel “Vangelo del lavoro”.


 
REGOLAMENTO
“IL LAVORATORE SABINO”
PREMIO CITTA’ E PROVINCIA DI RIETI

ART. 1 - Il Movimento Cristiano Lavoratori istituisce “IL LAVORATORE SABINO” Premio Città e Provincia di Rieti.

ART. 2 - Il Premio è annuale e costituito da motivazione scritta e da scultura che rappresenta l’uomo del lavoro.

ART. 3 - Il Premio è assegnato a persona che ha operato per lo sviluppo umano, sociale e economico della popolazione e del territorio della Città e della Provincia di Rieti, secondo la concezione cristiana del lavoro: l’uomo è il continuatore e il collaboratore dell’opera creatrice di Dio.

ART. 4 - Il Premio è assegnato da una Commissione composta da undici membri. E’ nominata dal Movimento Cristiano Lavoratori e composta da esponenti della comunità civile di Rieti.

ART. 5 - La Commissione Assegnatrice è presieduta dal Presidente del Movimento Cristiano Lavoratori.

ART. 6 - Il Premio è consegnato con una pubblica cerimonia.


 
Perché il “lavoratore sabino”

La dottrina e l’insegnamento sociale della Chiesa sono l’alimento vitale che sostiene l’impegno del Movimento Cristiano Lavoratori nella costruzione della società civile. Per gli uomini e per le donne della mia generazione che hanno vissuto il suo Pontificato, gli scritti di Giovanni Paolo II sono il pane quotidiano che nutre il pensiero, sono la stella polare che orienta l’azione sociale e politica. La “Laborem Exercens”, lettera enciclica sul lavoro umano pubblicata nel 1981, è una pietra miliare della nostra formazione e dei nostri riferimenti di cultura sociale e politica. L’idea del “lavoratore sabino” nasce dalla riflessione che suscita la “Laborem Exercens”, riflessione che fa uscire il lavoro umano dal riferimento al “sudore della fronte” e lo fa scoprire “immagine di Dio”, continuazione e collaborazione all’opera creatrice. Colui che credente o uomo di buona volontà nel territorio reatino ha dimostrato di essere “continuatore e collaboratore” dello sviluppo umano, sociale e economico degli uomini e delle donne della nostra Città e della nostra Provincia, è “lavoratore sabino”. Entra così nella storia dello sviluppo della nostra amata terra reatina.

Nazzareno Figorilli
Presidente Movimento Cristiano Lavoratori

 
Il “lavoratore sabino” nell’interpretazione artistica di Bernardino Morsani

La raffinata scultura in bronzo realizzata da Bernardino Morsani coniuga felicemente l’efficacia del linguaggio proprio del modellato plastico d’ispirazione classica con la sintesi del simbolismo evidenziato dagli elementi che affiancano la poderosa figura maschile saldamente poggiata alla base ortogonale che rappresenta lo spazio in cui si svolge l’azione dell’uomo impegnato mediante il suo lavoro a replicare, in sintonia con la natura, l’opera creativa di Dio. L’artista, reatino per nascita e per matrice culturale, innamorato della classicità, si è certo nutrito nella sua infanzia della vigoria plastica del contadino che, vanga in spalla, saluta il viaggiatore che, percorsa la Salaria, è in procinto di entrare a Rieti «omina fausta ferens», come recita l’epigrafe incisa sull’architrave dell’ antica porta Romana. Se la grande scultura in travertino esprime plasticamente i valori del primo Novecento, il percorso tracciato da Morsani è ben più complesso e consapevole poiché supera l’esaltazione convenzionale della vita dei campi, vagheggiata come ideale, per proiettare l’operosità dell’«homo faber» in un orizzonte sconfinato, aperto alle conquiste della scienza ed alle innovative applicazioni della tecnologia.

Ileana Tozzi
Storica dell’Arte

 
ALBO
"IL LAVORATORE SABINO"

"IL LAVORATORE SABINO" 2001
AGUZZI SETTIMIO
Amministratore F.LLI AGUZZI S.r.l.
Produzione tubazioni e strutture in acciaio

"IL LAVORATORE SABINO" 2002
CHIARETTI MASSIMO
Titolare CEREALMIT S.r.l.
Produzione mangimi per animali domestici

"IL LAVORATORE SABINO" 2003
CIOGLI CLAUDIO e MANCINI MAURIZIO
Titolari EMEC S.r.l.
Produzione pompe dosatrici e strumenti di controllo

"IL LAVORATORE SABINO" 2004
D'ANTONIO ENZO
Presidente e Amministratore Delegato
EEMS ITALIA S.p.a.
Servizi di assemblaggio e collaudo dispositivi di memoria
 

"IL LAVORATORE SABINO" 2005
MILARDI ANDREA
Dirigente Atletica Studentesca Ca.Ri.Ri. S.p.a.
Professore di Educazione Fisica e Dirigente di Atletica
 

"IL LAVORATORE SABINO" 2006
FOLIO LORENZO
Amministratore Delegato SEKO BONO EXACTA S.p.a.
Produzione pompe dosatrici e sistemi di dosaggio
 

"IL LAVORATORE SABINO" 2007
GIOVANNELLI SANDRO
Responsabile dei World Meetings di Atletica
Direttore Meeting Internazionale Città di Rieti

"IL LAVORATORE SABINO" 2008
DI VENANZIO ALESSANDRO
Titolare PHOENIX ELECTRONIC SYSTEM S.R.L.
Cablaggi, assemblaggi e sistemi di rete
 

"IL LAVORATORE SABINO" 2009
DI PAOLO DIEGO
Ideatore e realizzatore del "CAMMINO DI FRANCESCO"
www.camminodifrancesco.it

"IL LAVORATORE SABINO" 2010
GIANFRANCO FORMICHETTI
Assessore ai Beni Culturali
Comune di Rieti